Mi chiamo🌸e amo far dolci

Il giorno 4 Maggio si è svolta presso la sede nuova dell’Istituto Einaudi di Pistoia, la presentazione del lavoro sviluppato durante l’anno nelle ore alternative all’insegnamento della religione cattolica delle classi 4cc, 4ac, 2aod. Il progetto ha riguardato il tema degli stereotipi di genere, in particolare quelli che riguardano il sentimento religioso nelle diverse confessioni, In merito a questo sono stati esposti due quadri in cui sono ritratte figure femminili di fede islamica. 

 

La chiave di lettura dei due quadri è opposta: se nel primo si parla e si vuole esprimere la libertà di scelta, nel secondo si vuol descrivere visivamente la non libertà di scelta. Gli alunni hanno esposto la loro presentazione sottolineando il fatto che, con la rappresentazione delle queste due figure femminili, non hanno voluto dare alcun giudizio, ma supportare sempre le libere e consapevoli scelte di ogni persona.

 

Il secondo momento della presentazione è stato un monologo in rima letto e scritto da un’alunna musulmana ,che da non molto ha fatto la scelta di indossare il velo. Nel monologo la ragazza ha avuto la possibilità di raccontare il proprio percorso di fede, abbattendo fra le rime gli stereotipi e i luoghi comuni.

 

A conclusione della mattinata, ha portato il proprio saluto e contributo prezioso, la Consigliera regionale per le Pari OppotunitĂ , dott.ssa Chiara Mazzeo, che ha coinvolto i ragazzi in una riflessione costruttiva sul superamento degli stereotipi.

 

Mi chiamo🌸:amo far dolci oppure creare con stoffa e carta,
mi destreggio bene con le ricette...taglio e cucio improvvisandomi sarta!
Mi appassionano le serie tv soprattutto quelle coreane
e son golosa di gelati,pasta e del buon pane.

 

Questi dettagli su di me,li avreste a colpo d’ occhio immaginati?
Guardandomi, come potreste ipotizzare la mia passione per i carboidrati ?
C’è però qualcosa che non ha bisogno di tante domande,in realtà
ed è quel qualcosa che mi caratterizza :la mia identità

 

Un’identità che ho cercato in lungo e largo
ed ha avuto risposte solo dopo un lungo letargo,
dopo tanti anni di confusione e disorientamento
sospesa fra il mio paese di origine, e quello in cui stavo crescendo
In Italia infatti ero”la ragazza marocchina”,e in Marocco la “ragazza italiana”
…credetemi,la sensazione che provavo era davvero strana!
Adesso però la fede e la mia scelta mi riconcilia con me stessa
“Questa sono io,felice e fiera!”,penso guardando la mia immagine riflessa.

 

A qualcuno potrĂ  sembrare strano,si sa,
ma questo velo è condivisione della mia felicità.
Una felicità autentica perchè da nessuno imposta,e questo deve esser chiaro,
maturata dopo un percorso personale,intimo,profondo e a me caro.

 

Voglio però spendere un’altra strofa su questo concetto,
perché l’unica scelta giusta è quella libera e consapevole…va detto e ridetto!
Lo dico perchè so quanto la mia religione venga confusa con aspetti dispotici,
ma so anche quanto sia amaro il sapore del pregiudizio e degli stereotipi.

 

Ho infatti la sensazione che nella confusione generale,
spicchi solo chi strumentalizza le scritture per una politica dittatoriale
e come nel gioco delle tre carte, si confondono a piĂą riprese,
le regole dell’Islam con quelle del Paese

 

Il Corano infatti ,e qui molti si stupiranno…diciamoci la verità
parla di scelta dettata solo dalla libertĂ ;
non è ammessa nè tollerata alcuna imposizione
e nessuno può obbligare nessuno,nemmeno a cambiare opinione.

 

Non solo,ma l’Islam mi ha insegnato soprattutto i miei diritti:
a partecipare alla vita politica,sociale e a istruirmi;
ad affermarmi nelle mie ambizioni oppure ereditare,
e visto che l’amore è eterno finchè dura…anche a divorziare!

 

Ecco,rima dopo rima sono arrivata al succo,che è questo detto in soldoni:
vorrei che il mio messaggio e ciò che auspico andasse in due direzioni:
andasse a supportare chi del velo sceglie di vivere senza,
e a non generalizzare su chi percepisce in questo la propria appartenenza .

 

Iniziamo quindi a smontare i luoghi comuni,mi pare una proposta umile…
sono troppo affollati e occupano uno spazio inutile
Se proprio dobbiamo, salviamone uno affidandoci ad un ipotetico sorteggio:
E’ uscito “Si stava meglio quando si stava peggio"

 

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